Gaggi (Me) – Le terre di confine, si sa, sono state nella storia luoghi di cavalieri, di armi, di amori e di mistero proprio perché fortemente intrisi di quel significato che ne fa riferimenti ed archetipi antropologici. Così è per il territorio dalla valle del fiume Alcantara, a livello storico e strategico un punto decisamente nevralgico tra il mare e l’entroterra dell’isola e da sempre presidio militare caratterizzato da un paesaggio naturale talmente bello che già gli antichi greci ne richiamavano il mito nell’incontro d’amore tra Akes e Galatos, fiume e mare, due presenze così soprannaturali che vennero in seguito umanizzate nel giovane pastore Aci e nella bella Galatea, nei racconti da tramandare.
Durante il medioevo questo scorcio di “soprannaturale” bellezza era il più importante avamposto cristiano del Sacro Romano Impero nell’isola e fu proprio qui che ebbero luogo le più aspre battaglie per proteggere l’isola dagli assalti moreschi. Vicende così narrate nelle Chansons de geste dei cicli carolingi e documentate dalla cultura popolare siciliana ancora oggi nel celebre Teatro dell’opera dei Pupi dei paladini di Francia.
Nel cinquecento, in un periodo di grande fervore culturale e di recupero dei modelli culturali, a livello letterario venne ben documentato da Ludovico Ariosto il passaggio di Orlando e Rinaldo in Sicilia fino a Lampedusa prima di tornare in Francia, ma accanto a questi esempi letterari è un fiorire di varie leggende legate alla presenza dei paladini nel territorio della valle Alcantara che si susseguono.
Tra queste vi è quella che vede protagonisti Orlando, conte e paladino di Francia, nipote di Carlo Magno, e la bella Saleema. Si narra che Orlando, di stanza con le sue truppe nell’alta valle Alcantara, presumibilmente a Francavilla, eroe valoroso ed appassionato, sensibile al fascino femminile, dopo aver trascorso una notte d’amore con una giovane donna araba, l’indomani cadde vittima dei mori nei pressi del fiume.
In particolare, la leggenda narra dell’ultima notte di Orlando prima di incontrare la morte nelle gole dell’Alcantara. Arrivato sulle rive del fiume Alcantara nei pressi del paese di Kaggi o Kaliggi, avamposto arabo vicino alla costa, Orlando incontrò Saleema, una ragazza dal fascino conturbante, mentre lavava i panni nel fiume. I due si innamorarono perdutamente ed ebbero una notte di passione. Nella notte la donna fece un sogno premonitore e svegliando Orlando lo supplicò di non andare a combattere nelle gole contro i mori. Ma il dovere delle armi era l’abito indossato dai cavalieri anche a prezzo della propria vita, vano fu dunque il tentativo di convincerlo a non andare ed il prode paladino perí’ in battaglia.
Questa leggenda, tramandata oralmente fino ad oggi dagli anziani di Gaggi, narra che il prode paladino cadde per mano saracena proprio nei pressi del fiume, una eventualità questa fortemente simbolica per due ordini di motivi: il primo perché il fiume era ed è il più grande dell’isola nonché fonte di vita e di sostentamento per le milizie e per le popolazioni che lì stazionavano. Il secondo, ben più importante, consiste nel fatto che, ancora una volta, esattamente come era accaduto per il valoroso Aci, il cui sangue era scorso sul fiume omonimo, la rappresentazione del sangue del valoroso Orlando che scorre sulla riva del fiume rafforza ancor di più il valore eroico e persino metafisico espresso dalla rappresentazione della morte in battaglia e per amore. La leggenda si carica così di un valore simbolico così forte da diventare quasi un mito da tramandare alle generazioni successive. Come testimonianza ultima di quell’amor cortese che nel cinquecento era ormai definitivamente decaduto.
Terzo ed ultimo elemento da considerare in questa leggenda “locale” è che la bellissima Saleema giunge da un luogo esotico, lontano ed insidioso esattamente come Angelica (la protagonista femminile dell’Orlando Furioso di Ariosto) a turbare magnificamente la vita e i sogni di Orlando, un amore “impossibile” ovviamente perché segnato, vuoi per l’elemento magico, vuoi per il sacrificio in battaglia, a diventare ancor più eroico ed addirittura “romantico”, presentando così modello culturale assai più avanzato di quello cinquecentesco.
La cultura popolare siciliana quindi, con questa leggenda, dimostra ancora una volta di essere più benevola e lungimirante dei modelli coevi: Orlando non sconfigge, in questo caso, i mori nella battaglia finale a Roncisvalle. Qui Orlando, sacrificando la propria vita, vince contro l’insidia e la diffidenza. Per amore, e solo per amore, è pronto a vincere ogni odio e inimicizia nei confronti di genti lontane, assurgendo così al ruolo di eroe romantico assoluto ed immortale.
Gli abitanti di Gaggi ancor oggi si compiacciono della leggenda del “loro” Orlando ed il grande fiume greco, come sempre, accoglie e conserva come un testimone silente e poderoso, tutte quelle vicende vere o leggendarie che raccontano di quei gesti eroici che vanno al di là delle sciocche vanità degli uomini.
Sergio Denaro
Marcello Favazza